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ESG e Cop26: Qual è il ruolo della finanza nel sostenere investimenti in sostenibilità

Dalla Cop26, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite tenutasi a Glasgow a inizio novembre, è nato il Glasgow Climate Pact. Firmato da 197 Paesi, il documento indirizza e avvia un decennio importante e decisivo nella lotta al cambiamento climatico, secondo i principi ESG di sostenibilità.

Un futuro di sfide

Il nuovo documento fa da apripista a un futuro di sfide. Un futuro che necessita del supporto di tutti per arrivare ai risultati prefissati e portare a quel cambiamento necessario e non più rinviabile, capace di trasformare il mondo dell’industria, il modo di intendere e fare economia, ma anche i comportamenti sociali: insomma, dalla Cop26 i principi ESG assumo maggiore rilevanza in ogni aspetto della vita di tutti i giorni e per ognuno di noi.

Tra gli obiettivi primari c’è quello di limitare il riscaldamento globale sotto gli 1,5 °C dai livelli preindustriali. Al contempo, la Cop26 mira alla riduzione del 45% delle emissioni entro il 2030, per arrivare a zero emissioni (Net Zero) entro il 2050. Per raggiungere questi risultati sono, però, ancora tutte da definire le strategie nazionali, che sono state rimandate al 2022.

Incognite ancora senza risposta

Sussistono, però, anche delle incognite, dettate da decisioni che lasciano un po’ l’amaro in bocca e hanno costretto a scendere a compromessi in tema di carbon free e di sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Per il primo, infatti, si è passati dall’abolizione dell’utilizzo del carbone a una “riduzione” che, tra l’altro, interesserà solo il cosiddetto carbone non abbattuto/pareggiato.

Per la seconda tematica, invece, resta congelato il fondo di cento miliardi di dollari annui da destinare ai Paesi emergenti già previsto dall’accordo di Parigi. Senza dimenticarsi dei fondi che avrebbero dovuto promuovere interventi per ristorare le perdite e i danni subiti dai Paesi più vulnerabili a causa del cambiamento climatico.

L’importanza della finanza

In tutto questo, ovviamente, la finanzia gioca – e giocherà – un ruolo di prim’ordine e sarà chiamata ad accompagnare in prima linea il cambiamento verso un mondo sempre più sostenibile. Il sostegno della finanza è necessario, per esempio, proprio per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Infatti, nel corso delle contrattazioni è emersa la necessità di una trasformazione economica importante, capace di sorreggere attivamente la lotta all’innalzamento delle temperature.

Inoltre, Cop26 sottolinea come sia sempre più importante che tutti gli attori della “filiera” siano al corrente dell’esistenza di obiettivi che possono essere raggiunti grazie all’impegno delle imprese e della pubblica amministrazione. Questi obiettivi esulano dalle macro trasformazioni e decisioni prese a livello politico, ma necessitano comunque di ingenti capitali per essere perseguiti. Ed è proprio qui che le organizzazioni finanziarie e le banche sono chiamate a intervenire, così da contribuire attivamente, incoraggiare e sorreggere progetti imprenditoriali capaci di creare valore seguendo i canoni della sostenibilità.

Decisioni necessarie

Ma non è finita qui. Infatti, per ritenersi davvero sostenibile e capace di perseguire e sostenere le realtà che puntano agli obiettivi fissata dalla Cop26, la finanza deve iniziare a escludere dai propri piani di investimento tutte quelle realtà che non operano secondo le linee della sostenibilità. In tal senso, un primo esempio arriva proprio dell’accordo raggiunto durante la conferenza di Glasgow che prevede lo stanziamento di circa 20 miliardi di dollari per ripristinare le foreste a livello globale, porre fine al processo di deforestazione e proteggere gli ecosistemi chiave per garantire un futuro alla Terra. Le 30 imprese finanziarie che hanno sposato il progetto escluderanno, infatti, dai loro portafogli le realtà che, per il loro lavoro, hanno un impatto diretto o indiretto sulla deforestazione.

Altro esempio di fondamentale impatto e importanza per tratteggiare gli orizzonti entro cui muoverà la finanza post Cop26, è la nascita della Glasgow financial alliance for Net Zero, una vera e propria alleanza che coinvolge 45 società finanziarie di 45 paesi, capace di disporre di risorse nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari e di utilizzarli per agevolare la transizione energetica verso la Net Zero

Impegni per il futuro

Ma nel corso della Cop26 si è svolto anche il Green Horizon Summit, una serie di incontri permeati su temi relativi alle azioni capaci di favorire lo sviluppo di un flusso di capitali e investimenti concepiti per essere, fin dal loro principio, allineati con gli obiettivi fissati a livello politico. Così da accorciare i tempi e, sotto la guida dei principi di ESG, assistere a una trasformazione accelerata dei sistemi finanziari, per valutare in modo più completo gli investimenti, tenendo conto della capacità delle imprese di migliorare e misurare le proprie performance ambientali.

Perché, come ribadito dal palco della COP26 World Leader Summit da Mario Draghi, la finanza dovrà giocare un ruolo sempre più centrale ed essere coinvolta sempre più nel cambiamento. Sarà fondamentale coinvolgere nel processo sia la finanza pubblica, sia quella privata, con la prima che deve sostenere le imprese private e aiutarle ad affrontare con maggiore sicurezza gli inevitabili, ma necessari, rischi che si celano dietro a iniziative concrete verso una sempre maggiore visione sostenibile del fare impresa.

kore

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