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Economia circolare: trend in discesa nel 2023

A livello globale, anche nel 2023 non c’è stato alcun aumento nell’adozione dei principi di economia circolare. Il tasso di circolarità, valutato annualmente dal think tank Circle Economy, si attesta al 7,2%, lo stesso identico valore dell’anno precedente. Secondo il Circularity Gap Report del 2024, emerge una tendenza negativa: il mondo sta diventando sempre meno efficiente nel riciclare materiali per creare nuove risorse da quelli esistenti. Questo declino, sebbene in parte attribuibile alla crescita di alcuni Paesi in via di sviluppo, segna un punto di stallo dopo il picco del 2018, quando il tasso di circolarità era al 9,1%. In altre parole, su 100 miliardi di tonnellate di materiali consumati annualmente a livello globale, solo il 7,2% viene riutilizzato come materia prima seconda.

Lo stesso Report rivela che nell’ultimo decennio e mezzo l’economia mondiale ha consumato 582 miliardi di tonnellate di materiali, una quantità vicina ai 740 miliardi consumati nel corso di tutto il XX secolo. Questo modello di consumo lineare ha portato ad un aumento esponenziale dell’inquinamento e della produzione di rifiuti, esercitando una pressione insostenibile sugli ecosistemi e sulla capacità biologica della Terra, ben oltre ciò che è necessario per soddisfare equamente i bisogni sociali.

I PAESI RESPONSABILI: 3 CATEGORIE

La responsabilità di questo massiccio consumo di risorse ricade principalmente sulle nazioni più ricche, dove la sovrapproduzione e l’iperconsumismo hanno raggiunto livelli allarmanti. Paesi ad alto reddito come l’Unione Europea e gli Stati Uniti sono responsabili di oltre la metà del consumo globale di materiali, nonostante rappresentino solo una piccola frazione della popolazione mondiale.

Per invertire questa tendenza, il Circularity Gap Report 2024 suggerisce soluzioni personalizzate basate sui piani di sviluppo dei singoli Paesi, suddividendoli in tre categorie principali: Paesi di transizione, Economie in crescita e Paesi in fase di costruzione della propria economia.

I Paesi di Transizione (o Shift Countries), come Unione Europea, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Canada e Australia sono quelli che maggiormente contribuiscono al superamento dei limiti planetari. Nonostante rappresentino solo il 17% della popolazione mondiale, essi producono il 43% delle emissioni globali e consumano un quarto delle risorse globali. Per essi, l’obiettivo primario dovrebbe essere la riduzione drastica del consumo di risorse, passando a modelli di consumo circolare.

I Paesi in crescita (o Grow Countries), come Cina, Indonesia, Brasile, Messico, Vietnam, Myanmar ed Egitto, rappresentano il 37% della popolazione mondiale e il 41% delle emissioni globali. Si tratta di Paesi a medio reddito che necessitano di migliorare ancora gli standard di vita dei propri abitanti. Il loro compito principale sarà quello di stabilizzare il consumo di risorse attraverso l’adozione di pratiche circolari e di migliorare gli standard di vita dei loro cittadini.

Infine, i Paesi in fase di costruzione (o Build Countries), come India, Bangladesh, Etiopia, Nigeria, Pakistan e Filippine, contribuiscono in misura minore alla crisi climatica (17% delle emissioni), ma ospitano una grande parte della popolazione mondiale. Per essi, un aumento del consumo di risorse è necessario per sviluppare le infrastrutture di base, ma dovrebbe avvenire attraverso un approccio circolare per evitare gli errori del modello lineare.

Implementando politiche, incentivi e nuovi modelli di produzione e consumo, il Circularity Gap Report 2024 suggerisce che si potrebbe ridurre l’uso di risorse di un terzo, creando un mondo due volte più circolare e sicuro per il pianeta e tutte le sue forme di vita.

kore

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