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Approvata la nuova Direttiva europea (CSRD) sulla rendicontazione di sostenibilità: nuovi obblighi per le imprese

Lo scorso 28 novembre 2022, con l’approvazione della posizione del Parlamento Europeo da parte del Consiglio, è stata ufficialmente adottata la nuova Direttiva europea che stabilisce nuovi principi sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD).

COS’È LA CSRD?

La nuova Direttiva CSRD estende a migliaia di imprese l’obbligo di redigere una rendicontazione di sostenibilità (o bilancio di sostenibilità) e di divulgare informazioni sui temi ESG, in termini di impatto ambientale, diritti umani e sociali e aspetti di governance.

La Direttiva modifica la precedente sulla dichiarazione non finanziaria (Non Financial Reporting Directive – NFRD) con l’intento di spingere le imprese a essere più trasparenti e a fissare degli standard per informazioni non strettamente finanziarie, in modo da poterle comparare tra loro. Queste aziende dovranno seguire alcuni nuovi criteri per la stesura della reportistica, i cosiddetti European sustainability reporting standards (Esrs) prodotti dal gruppo di lavoro European financial reporting advisory group (Efrag) e previsti in adozione dalla Comunità Europea a giugno 2023.

Le informazioni raccolte, riguardanti il proprio operato in tema di impatto sull’ambiente, governance, responsabilità sociale, condizioni del lavoro e diritti umani, saranno qualitative e quantitative, di breve, medio e lungo termine e compariranno nel bilancio annuale.

L’obiettivo della CSRD è proprio quello di migliorare il Reporting di Sostenibilità, aumentare la trasparenza in materia ambientale, sociale e di governance, contrastare il greenwashing e rafforzare l’impronta sostenibile dell’economia e del mercato europeo.

Rendendo le aziende più responsabili e trasparenti sul loro impatto sulle persone e sull’ambiente, la Direttiva contribuisce anche a migliorare le relazioni tra le imprese e la società. In questo modo è rafforzato il concetto di doppia materialità, secondo il quale bisogna considerare sia l’impatto dell’impresa sulle tematiche di sostenibilità, sia l’impatto che le tematiche di sostenibilità hanno sull’impresa (doppia prospettiva).

La Direttiva garantisce inoltre che i requisiti di Reporting per le aziende siano coerenti con il Regolamento sulla Tassonomia UE, il quale stabilisce un sistema di classificazione per le attività economiche ambientalmente sostenibili, con l’obiettivo di aumentare gli investimenti sostenibili e combattere il greenwashing.

L’OBBLIGO DI RENDICONTAZIONE SARÀ SCADENZIATO

Le nuove regole verranno applicate alle imprese tra il 2024 e il 2028:

  • Dal 1° gennaio 2024 per le grandi imprese di interesse pubblico (con più di 500 dipendenti) già soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (NFRD), con scadenza di pubblicazione dei dati nel 2025;
  • Dal 1° gennaio 2025 per tutte le grandi imprese non ancora soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali), con scadenza di pubblicazione dei dati nel 2026;
  • Dal 1° gennaio 2026 per le PMI quotate (ad eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive, con scadenza di pubblicazione dei dati nel 2027. Le PMI possono scegliere di non partecipare fino al 2028;
  • Dal 1° gennaio 2028 per le imprese non europee che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di euro nell’UE, se hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE che supera determinate soglie.

Inoltre, le imprese coinvolte saranno soggette ad asseverazione a cura di ente terzo indipendente accreditato per garantire l’affidabilità e veridicità dei dati e delle informazioni riportate nel Reporting di Sostenibilità. Tutte le informazioni di sostenibilità devono essere pubblicate all’interno della Relazione sulla gestione e rese disponibili in formato digitale.

Le nuove norme coprono circa 50.000 aziende rispetto alle 11.700 soggette al precedente obbligo NFRD, con lo scopo di renderle più responsabili e trasparenti nei confronti di tutti gli stakeholder.

kore

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