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Welfare aziendale genera impatto sociale

Il Covid-19 ha visto mutare radicalmente il significato di welfare aziendale. L’impresa è oggi sempre più al centro della comunità e chiamata a sostenere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), pensato dal Governo per rilanciarne l’economia dopo la pandemia.

In Italia, il welfare aziendale continua a crescere, con oltre il 64% delle piccole e medie imprese che ha superato il livello iniziale. A rivelarlo è la sesta edizione del Welfare Index PMI che ha coinvolto oltre 6mila aziende da tutti i settori e, per la prima volta, ha misurato l’impatto sociale del welfare aziendale su tutti gli stakeholder: lavoratori, famiglie, comunità, fornitori, consumatori.

Imprese sempre più soggetto sociale

Oltre che economico e commerciale, oggi le imprese sono sempre più un soggetto sociale capace di dare vita a un nuovo welfare di comunità che travalica i confini aziendali e, crea valore per le famiglie, i lavoratori, ma anche per i fornitori, il territorio e la comunità in cui operano. Con la pandemia, la PMI italiana ha giocato un ruolo di primissimo piano nel fronteggiare l’emergenza.

Dalla criticità si è, infatti, generata una maggiore consapevolezza del ruolo del fare industria nella comunità e dell’impatto sociale del welfare aziendale. L’onda lunga di questa presa di coscienza guida anche oggi il cambiamento e la ripresa del Paese, con le PMI che sostengono attivamente il Pnrr in tema di salute, famiglia, occupazione e inclusione femminile nel mondo del lavoro.

Il ruolo della PMI durante la pandemia

Dal rapporto 2021 stilato dal Welfare Index PMI si evince come, per affrontare la pandemia, le imprese abbiano attuato numerose iniziative di welfare aziendale. In ambito sanitario, così come nella conciliazione tra vita e lavoro, passando dal sostegno dei lavoratori e delle famiglie, fino all’educazione scolastica e al sostegno alla sanità pubblica e alle comunità, la PMI italiana ha giocato un ruolo importante per lasciarsi alle spalle i momenti più critici. E, cosa ancora più importante, nel 42,7% dei casi, le iniziative sono ancora attive.

Durante l’emergenza sanitaria, infatti, il 43,8% delle imprese ha messo a disposizione servizi diagnostici per il Covid-19, mentre nel 25,7% dei casi sono state emesse nuove assicurazioni sanitarie. In tema di conciliazione vita-lavoro, ben il 35,8% delle imprese ha adottato maggiore flessibilità oraria, il 39% ha avviato nuove attività di formazione a distanza e il 7,2%, aiuti per la gestione di figli e anziani. Nel 38,2% dei casi si è poi assistito un aumento temporaneo della retribuzione e di bonus e nel 4,8% un sostegno nell’educazione scolastica dei figli.

Il welfare genera valore

Ma sono stati attivati anche attivati contributi e donazioni alle comunità esterne all’azienda nel 16,4% dei casi e sostegni alla sanità e alla ricerca nel 9,2%. Dal report emerge poi come il 54,8% delle imprese che ha scelto di adottare il welfare nella propria strategia aziendale abbia visto ritorni positivi sulla propria produttività. È chiaro, dunque, come il welfare aziendale sia oggi capace di avere un evidente impatto sociale ed economico.

A confermare la tesi anche i dati relativi al sostegno dato dalla PMI alle priorità del Pnrr. Il numero di imprese che ha inserito la salute e la sicurezza dei lavoratori al centro della gestione aziendale è cresciuto del 92,2%, In tema occupazione, sono più della metà le PMI con welfare attivo che hanno assunto nuovi lavoratori tra giovani e donne. E proprio in tema di donne, rispetto alla media del 32,5%, la presenza femminile è salita al 42%.

In linea generale, le aziende dimostrano oggi maggiore consapevolezza nel loro ruolo sociale. Al contempo, però, è sempre più facile comprendere come il welfare si dimostri essere una leva strategica per la sostenibilità delle realtà industriali, che vedono risvolti positivi in tema di produttività, clima aziendale, fidelizzazione dei lavoratori, ritorno di immagine e reputazione per i dipendenti e gli stakeholder in generale.

kore

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