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Rischio reputazionale e due diligence sulla supply chain

L’importanza dell’analisi dell’impatto sulla reputazione nei rapporti con terze parti, sia nel settore pubblico che in quello privato, sta aumentando significativamente anche dal punto di vista normativo. Diversi Paesi europei stanno adottando misure volte a imporre a determinate categorie di aziende l’obbligo di condurre verifiche preventive sulla catena di fornitura al fine di evitare e mitigare violazioni dei diritti umani e delle norme ambientali.

La Francia

Uno dei precursori in questo campo è stato il governo francese, che nel marzo 2017 ha varato una legge che obbliga le società capogruppo e le imprese appaltatrici con oltre 5.000 dipendenti in Francia o oltre 10.000 dipendenti sia in Francia che all’estero, a sviluppare un “piano di vigilanza” volto a identificare i rischi e prevenire gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali, derivanti dalle attività proprie, delle società controllate, dei fornitori o dei sub-appaltatori. Questo segna un passo significativo, attribuendo alle grandi aziende francesi una responsabilità civile specifica che le rende perseguibili per le infrazioni commesse dai loro fornitori, qualora queste infrazioni avrebbero potuto essere evitate attraverso un’adeguata verifica preventiva.

La Norvegia

Nel 2021, la Norvegia ha approvato una nuova legge sulla trasparenza che richiede alle aziende con un fatturato superiore a 6,5 milioni e una media di 50 dipendenti di condurre un’analisi preventiva per identificare l’impatto attuale o potenziale delle attività aziendali sui diritti umani fondamentali e sulle condizioni di lavoro lungo tutta la catena di fornitura. Tra gli aspetti innovativi di questa legge c’è il “right to request”, che consente a qualsiasi stakeholder (che sia un investitore, un concorrente, un consumatore, ecc.) di richiedere alle aziende informazioni sulla gestione dei rischi adottata.

La Germania

Dal 1° gennaio 2023, è entrata in vigore in Germania la legge sulla due diligence nella catena di fornitura, che al momento si applica alle aziende con almeno 3.000 dipendenti (circa 900 società), ma che entro il 2024 sarà estesa alle aziende con almeno 1.000 dipendenti (circa 4.800 società). Questa legge stabilisce procedure e obblighi che le aziende devono rispettare per evitare sanzioni.

L’Unione Europea

A livello comunitario, il 23 febbraio 2022, la Commissione Europea ha presentato una proposta di direttiva sulla Diligenza Aziendale Sostenibile (Corporate Sustainability Due Diligence – CSDD, direttiva n. 2019-1937), attualmente in esame presso il Parlamento Europeo. Questa direttiva stabilisce i requisiti di due diligence che le aziende dovranno seguire lungo tutta la catena di fornitura. La direttiva si applica a due categorie di società: quelle con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale superiore a 150 milioni di euro (circa 9.400 società), e quelle operanti in settori ad alto impatto con più di 250 dipendenti e un fatturato netto mondiale di almeno 40 milioni di euro (circa 3.400 società).

Nel frattempo, in attesa che il Parlamento Europeo giunga a un testo condiviso, dal 5 gennaio 2023 è in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive (o CSRD, direttiva n. 2022-2464), che aggiorna e rafforza le norme esistenti sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (NFRD). Questa richiede alle grandi imprese e alle società quotate nei mercati regolamentati di presentare una relazione sulla sostenibilità, ad eccezione delle microimprese quotate.

L’Italia

Sebbene l’Italia non abbia ancora adottato una normativa specifica in materia, il decreto legislativo 231/2001 prevede violazioni specifiche dei diritti umani e gravi reati ambientali nel proprio ambito di applicazione. Già nel 2002, è stato istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico il Punto di Contatto Nazionale dell’OCSE, un organismo finalizzato a garantire l’efficace attuazione delle “Linee Guida per le imprese multinazionali”. Queste linee guida incoraggiavano le imprese a adottare principi e standard di responsabilità sociale nei loro rapporti con terze parti, enfatizzando l’obbligo delle imprese di attuare la due diligence nei confronti dei fornitori.

Nonostante la mancanza di un quadro normativo vincolante, numerose aziende italiane hanno già implementato procedure di due diligence sulla loro catena di fornitura, segnalando un cambiamento culturale e il riconoscimento del valore economico di tali misure.

kore

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