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Proposta nuova direttiva Ue sulla rendicontazione non finanziaria di sostenibilità

La Direttiva Reporting Societario di Sostenibilità proposta dall’Unione Europea prevede novità circa la rendicontazione non finanzia di sostenibilità, un tema sempre più discusso e importante per l’economia e il modo di fare e intendere l’impresa oggi.

Modifiche necessarie

Di fronte al crescente e inequivocabile interesse degli stakeholder in tema di rendicontazione non finanziaria, l’Ue ha deciso di proporre di modifica alla direttiva vigente. Un atto dovuto, che mira e colmare un vuoto non più trascurabile per quel che riguarda l’uniformità e la coerenza degli standard di rendicontazione e valutazione non finanziari tra tutti i Paesi membri dell’Unione europea.

L’obiettivo della nuova proposta della commissione europea, che dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2023, è quello di agevolare la creazione di un sistema economico e finanziario sostenibile e inclusivo, che risponda al meglio ai principi di efficienza nell’utilizzo delle risorse tracciati del Green Deal europeo e agli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati delle Nazioni Unite.

Un report più leggibile e valutabile

L’obiettivo è quello di rendere più semplice e accessibile il report di sostenibilità e le informazioni in esso contenute. Questa decisione deriva dalla necessità di sollecitare la diffusione di questo tipo di informazioni. Lo scopo è duplice: far conoscere meglio i rischi a cui possono andare incontro le imprese e, al contempo, rispondere concretamente al sempre maggiore interesse circa l’impatto delle imprese su ambiente, sistema economico e società (ESG).

Il primo cambiamento mira a rendere più chiara la natura di questo tipo di report. Infatti, la proposta dell’Ue prevedere l’eliminazione della dicitura “non finanziario” a favore di “sostenibilità”. Anche perché, intraprendere azioni e iniziative di sostenibilità non esclude che queste non possano avere un riflesso sulle questioni finanziarie. Anzi, oggi, la finanza e la crescita di un’azienda passano necessariamente da iniziative e attività di natura sostenibile.

Criticità e rischi da correggere

Oltre alla necessaria, ma all’atto pratico poco influente modifica terminologica, le novità previste dalla proposta dell’Unione nascono per rispondere alle numerose criticità evidenziate dai report di sostenibilità. In questo senso, infatti, la mancanza di dati e chiarezza è all’ordine del giorno e, non essendoci uno standard di riferimento, risulta impossibile compiere verifiche, ma anche comparare report e risultati di due differenti imprese.

Inoltre, sussiste un divario informativo tra le attese degli stakeholder e le modalità di comunicazione delle imprese. Con questo “buco” si corre il rischio che i singoli Paesi dell’Ue possano introdurre normative a livello nazionale che vadano a imporre obblighi alle imprese, facendo levitare i costi e complicando le possibilità di intervento per le imprese che operano oltre i propri confini, mettendo così a repentaglio il mercato unico europeo e la libera circolazione dei capitali all’interno dell’Unione.

L’importanza della PMI

La proposta dell’Ue prevede l’estensione dell’obbligo di rendicontazione a tutte le grandi imprese e a tutte le imprese quotate, eccezion fatta per le microimprese. Questa decisione è dettata dall’impatto che le grandi imprese hanno a tutti i livelli della società. A tutela degli investitori, la modifica prevedere una medesima normativa di riferimento per tutte le società quotate, compresa la piccola e media impresa (che valgono ben il 92% del PIL europeo).

La nuova direttiva Ue mira quindi a responsabilizzare la imprese, facendo finalmente luce sulla loro attività e restituendo una maggiore importanza alla rendicontazione della sostenibilità, finora portata avanti in maniera ancora troppo poco unitaria e coerente. Per fare questo, la Commissione europea richiede che il report venga verificato da un ente terzo indipendente e impone l’obbligo di inserimento della rendicontazione non finanziaria all’interno della Relazione sulla Gestione, così da formare un documento unico con il bilancio d’esercizio.

Un passo concreto nel futuro

Le informazioni nel report dovranno rispondere a precise richieste e contenere tutte le informazioni riguardanti l’attività dell’azienda in termini di ESG. Ogni impresa dovrà dimostrare la propria conformità alle disposizioni vigenti, dichiarare il proprio business model, la propria strategia, i propri obiettivi e i rischi a cui è esposta, rendicontare gli intangibili e l’impatto generato su società e ambiente, ma l’azione della sostenibilità su crescita e sviluppo. Senza dimenticare l’importanza di una Supply chain “pulita” e capace di aderire ai medesimi principi, anche e soprattutto, in tema di diritti umani.

Attraverso un linguaggio più chiaro e affidabile, uno standard di valutazione, piattaforme digitali e un database unico e facile da consultare, il report di sostenibilità sarà di più semplice lettura e compilazione, permettendo di rendicontare in modo chiaro, coerente ed efficiente la propria sostenibilità. Ma questa sarà anche un’opportunità unica per le imprese, che lavorando al meglio, potranno attirare investitori, creare opportunità tutte nuove e riscoprirsi competitive sul mercato e attive nel percorso di transizione sostenibile intrapreso dall’Ue.

kore

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