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Presentato il rapporto “climate change performance index 2024”

L’Italia ha subito un significativo declino nella classifica delle performance climatiche globali, scivolando dal 29° al 44° posto, con una perdita di 15 posizioni. In cima alla lista si trovano Danimarca, Estonia e Filippine, mentre in fondo ci sono Emirati Arabi Uniti, Iran e Arabia Saudita.

Nonostante il forte aumento delle energie rinnovabili a livello globale, il raggiungimento dell’obiettivo di 1.5°C rimane lontano finché non si interviene con decisione per ridurre l’uso di combustibili fossili. Legambiente ha affermato che è fondamentale che l’Italia adotti un Piano Nazionale Clima-Energia ambizioso, capace di ridurre le emissioni del 65% entro il 2030, in linea con gli obiettivi climatici.

Il rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute, presentato alla COP28 di Dubai, evidenzia il preoccupante calo dell’Italia, dovuto a una riduzione insufficiente delle emissioni e a politiche climatiche ritenute inadeguate. Attualmente, l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede solo un taglio delle emissioni del 40.3% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, un dato inferiore al già insufficiente 51% indicato dal PNRR.

Il Climate Change Performance Index (CCPI) analizza le performance climatiche di 63 paesi e dell’Unione Europea, considerando vari fattori tra cui le emissioni e lo sviluppo delle rinnovabili. Quest’anno, nessun paese ha raggiunto i requisiti per le prime tre posizioni, segnalando una carenza generale di azioni decisive per affrontare l’emergenza climatica.

Il report indica che, nonostante il boom delle energie rinnovabili, è necessaria una riduzione drastica delle emissioni globali entro il 2030, soprattutto limitando l’uso dei combustibili fossili. Mauro Albrizio di Legambiente ha sottolineato l’importanza di un accordo ambizioso alla COP28 per triplicare la capacità di energia rinnovabile e dimezzare l’uso di combustibili fossili.

In cima alla classifica, la Danimarca si distingue per le sue politiche di riduzione delle emissioni, seguita da Estonia e Filippine. Al contrario, i paesi dipendenti dai combustibili fossili, come Emirati Arabi Uniti, Iran e Arabia Saudita, occupano le ultime posizioni.

La Cina, il principale emettitore globale, si attesta al 51° posto, mentre gli Stati Uniti scivolano al 57° a causa della lenta attuazione dell’Inflation Reduction Act.

Solo India e Germania, insieme all’Unione Europea, figurano tra i migliori nel G20, mentre molti altri, come Canada e Russia, si trovano in fondo alla classifica.

Riguardo all’Italia, il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha affermato che è necessario un cambiamento radicale. Con un impegno adeguato, l’Italia potrebbe centrare l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 65% entro il 2030, puntando su efficienza energetica e fonti rinnovabili. Secondo Climate Analytics, l’Italia potrebbe arrivare al 100% di energie rinnovabili nel settore elettrico entro il 2035, abbandonando il carbone entro il 2025 e il gas fossile entro il 2035.

Le prospettive sono incoraggianti: Elettricità Futura prevede un mix elettrico con l’84% di rinnovabili entro il 2030, insieme a investimenti significativi e nuovi posti di lavoro. Inoltre, c’è la possibilità di ridurre notevolmente le importazioni di gas fossile, con un risparmio considerevole. Le aziende sono pronte a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di energia elettrica al 100% rinnovabile entro il 2035, come dimostrano le numerose richieste di connessione presentate. Solo affrontando con determinazione la crisi energetica e climatica, l’Italia potrà emergere da questa sfida.

kore

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