CSR MAGAZINE
8 Giugno 2022
15 maggio 2022: per l’Italia è stato l’overshoot day
Sono bastati 135 giorni (l’anno passato erano stati addirittura due in meno, 133) per esaurire le risorse annuali per il 2022. Lo scorso 15 maggio, infatti, l’Italia ha raggiunto il suo overshoot day, il giorno in cui ha iniziato a essere in debito con il Pianeta.
Overshoot day in Italia
In pratica, in soli quattro mesi e mezzo l’Italia ha dato fondo alle risorse rinnovabili che la Terra riesce a rigenerare nel corso di un intero anno. Questo vuol dire che per i restanti 230 giorni del 2022, l’Italia consumerà risorse che la Terra non è in grado di garantire e produrre.
Se in tutto il mondo i livelli di consumo fossero come quelli dell’Italia, ci vorrebbero 2,7 pianeti. Ben 5,3, invece, le “Italie” necessarie per il sostentamento della sola Italia. Dati che ci pongono al secondo posto, dietro solo al Giappone e davanti alla Svizzera, come Paesi che consumano di più rispetto alle proprie risorse.
Tenendo conto di fattori come la bio-capacità della foresta amazzonica e le emissioni di carbonio derivanti dall’utilizzo di combustibili fossi, a livello globale, l’overshoot day è calcolato dall’ente no profit di ricerca internazionale Global Footprint Network (GFN), dividendo la bio-capacità annuale della Terra per l’impronta ecologica annuale dell’umanità, il tutto moltiplicato per il numero di giorni dell’anno.
In attesa di scoprire anche Earth overshoot day, che sarà annunciato dal GFN come ogni anno il prossimo 5 giugno in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, partire dal dato dell’anno scorso può essere significativo per capire meglio come l’Italia sia tra i Paesi che in maggior misura contribuiscono ad abbassare la media.
Nel 2021, infatti, l’EOD è caduto il 29 luglio, circa due mesi e mezzo dopo il dato nazionale. Insomma, il nostro Paese è tra quelli che a livello mondiale presentano una “scadenza” più prossima all’inizio dell’anno. E questo non è, chiaramente, un qualcosa di cui andare fieri.
Overshoot day ieri e oggi
Peggio di noi fanno, purtroppo, altre Nazioni, con il dato indicativo riferito agli Stati Uniti: overshoot day caduto poco più di due mesi dopo l’inizio dell’anno, il 13 marzo 2022, e ben 5,1 Pianeti necessari a reggere il ritmo degli Usa. I primi Paesi a raggiungere il fatidico giorno sono stati, però, con appena poco più di un mese dall’inizio dell’anno, Qatar (10 febbraio) e Lussemburgo (quattro giorni più tardi, il 14 febbraio).
Inoltre, a cinquant’anni esatti dalla prima misurazione, è sufficiente leggere i dati di allora per farsi un’idea di quanto le cose siano cambiate e, in appena mezzo secolo, il nostro impatto stia logorando la Terra. Era il 1972 quando la GFN misurava il primo overshoot day. La data? Beh, può sembrare impossibile, ma nonostante fossimo già in debito (ci volevano 1,06 pianeti) cadeva addirittura il 10 di dicembre.
Una prospettiva allarmante
Insomma, stiamo correndo a velocità folle nella direzione sbagliata. La media globale riferita al 2021 è di oltre 1,7 Pianeti all’anno, con la previsione del GFN che, entro il 2030, procedendo di questo passo si toccheranno consumi pari al doppio di quanto la Terra riesce a produrre.
Una prospettiva allarmante a cui realtà aziendali, istituzioni e privati devono cercare di porre un freno con azioni concrete e cambiamenti verso un modo di produrre, vivere e consumare maggiormente sostenibile, accorto e attento alle esigenze del Pianeta che, per quanto lo si possa spremere, resta uno e uno soltanto.
Invertire la rotta
Buona parte del problema, probabilmente, risiede proprio qui: con un cambio di prospettiva che piano piano stiamo provando a fare nostro, ma che, evidentemente, ancora non riusciamo ad adottare. Sì, perché dovremmo essere noi al servizio della Terra, e non viceversa. Per questo il GFN ha lanciato l’hashtag #Movethedate, un invito che chiede a tutti di fare la propria parte.
Le possibilità per invertire la rotta ci sono e il 2020 è emblematico del fatto che si possa davvero fare qualcosa per il cambiamento. Con la pandemia da Covid-19 e il lockdown, infatti, l’EOD è caduto il 22 agosto e l’impronta ecologica dell’umanità si è ridotta di oltre il 9%.
Lavorare perché il 2020 non resti un’eccezione è non solo possibile, ma necessario. Secondo le stime del WWF, infatti, dimezzando l’impronta di carbonio sarebbe possibile posticipare di due mesi il giorno dell’overshoot a livello globale.
Il sostegno di tutti
Per fare questo è fondamentale iniziare a mettere in atto politiche e modalità di produzione realmente sostenibili, capaci di abbracciare il cambiamento ed essere guidati da principi di economia circolare e rispetto delle necessità ambientali.
Deve farlo il mondo dell’impresa, sempre più centrale nel processo di transizione green, e devono permetterlo le istituzioni, con provvedimenti, leggi e sostegni capaci di guidare verso un futuro più consapevole, attento e sostenibile e, spetta a ognuno di noi, nelle piccole-grandi scelte di ogni giorno, agire con rispetto, coscienza e impegno.