CSR MAGAZINE
19 Aprile 2022
La sostenibilità deve entrare in azienda fin da oggi
In un contesto in cui lo sviluppo sostenibile è la guida per le strategie aziendali, c’è ancora molta strada da percorrere per le imprese italiane prima di raggiungere una completa e piena consapevolezza sul tema. La sensazione, infatti, è che occorra bandire lo scetticismo per farsi guidare dalla sostenibilità.
Guardare finalmente al futuro
A sostegno delle tesi che ancora molto ci sia da fare, basti sapere che sono ancora poche le imprese che pubblicano un report di sostenibilità. Inoltre, le azioni di sostenibilità messe in atto, spesso, si limitano a piccoli interventi collaterali come, per esempio, cambiare le lampadine che, pur essendo importante, nell’economia e negli impatti reali dell’azienda sull’ambiente non producono un cambiamento particolarmente significativo.
A frenare molte aziende nel processo verso una piena sostenibilità di processi e prodotti ci sono, inevitabilmente, gli scogli (principalmente mentali ed errati) rappresentati da costi e investimenti. Ma questo è un falso problema: perseguire la sostenibilità vuol dire lavorare con lungimiranza per ottenere risultati tangibili nel medio-lungo periodo. È il trampolino sempre più necessario per proiettare la propria azienda nel futuro e permetterle di sopravvivere.
In questo percorso verso la sostenibilità, le istituzioni devono operare affinché le aziende siano più informate e sostenute. E lo stesso vale per la grande impresa, chiamata a dare l’esempio e trainare il settore e l’intera società nel processo di trasformazione verso un modo di vivere e intendere l’industria più sostenibile, consapevole e attenta alle tematiche ambientali, sociali e di governance.
La spinta del bilancio di sostenibilità
Come evidenziato dal Report sullo stato di avanzamento della trasformazione sostenibile delle Imprese e sulle influenze che orientano i consumi redatto da ConsumerLab.it, solo il 28,2% delle 1.915 più importanti imprese italiane presenta un bilancio di sostenibilità. Evidentemente, mancano interesse e consapevolezza circa le potenzialità di perseguire obiettivi concreti di sostenibilità e di renderne conto in maniera precisa, trasparente e importante.
A fare la voce del padrone sono ancora le regole del marketing, che utilizzano la sostenibilità come leva competitiva per aumentare le vendite. Questa impostazione si riflette, così, su PMI e consumatori. Tra le piccole e medie imprese, infatti, solo l’1,76% delle aziende con più di 20 addetti presenta un report di sostenibilità (0,63% per quelle con più di 10 addetti), mentre tra i consumatori la scarsa e poco tangibile condotta sostenibile delle aziende produce un senso di confusione e una limitata conoscenza degli obiettivi fissati dall’UE nell’Agenda 2030.
Il bilancio di sostenibilità deve, invece, assumere un ruolo centrale per indirizzare le scelte dell’impresa ed essere gestito in modo del tutto similare al bilancio finanziario. Questo perché, stilare un bilancio sulla sostenibilità chiaro e completo permette di conoscere e far conoscere ai propri clienti e partner la propria forza e impegno per un domani migliore, rinsaldando rapporti e allargando il mare delle possibilità.
Sostenibilità, l’importanza di essere concreti
Per avviare un tangibile processo di cambiamento, garantire l’accesso a dati e informazioni delle imprese realmente impegnate nella transizione sostenibile può rappresentare un passo importante e una spinta per permettere al mercato di avere un concreto metro di valutazione e veder lievitare il generalizzato interesse sul tema. In questo senso, l’estensione in programma per il 2023 circa l’obbligo di redigere un bilancio di sostenibilità, potrà dare una spinta importante.
Fondamentale è, poi, lavorare per limitare la strumentalizzazione della sostenibilità ai soli scopi promozionali, iniziando a dare seguito a slogan e spot pubblicitari con azioni che mettano al centro della mission aziendale i principi di ESG. Anche perché, comunicazioni ingannevoli e pratiche di greenwashing non possono che mettere a repentaglio i valori più reali della sostenibilità e la reputazione aziendale.
Sfruttare al meglio la forza della comunicazione
Per comprendere l’importanza di non spettacolarizzare la sostenibilità, basti pensare che ben il 22% dei contenuti di 300 pubblicità prodotte nel secondo trimestre del 2021 da 25 imprese contiene riferimenti ai temi della sostenibilità (19% nel terzo trimestre), a fronte di reali interventi limitati. Occorre, invece, che la comunicazione operi per determinare comportamenti concreti di sostenibilità nella quotidianità, tanto delle aziende quanto dei consumatori.
Perché, se è vero che il “termine” sostenibile è ormai sulla bocca di tutti, è importante impegnarsi affinché il “concetto” di sostenibile entri a pieno titolo nella mente e nella concezione dell’intera società. Un esempio? A fronte di un 61,3% di intervistati da ConsumerLab.it che non conosce gli SDGs, ben il 53,4% ritiene importante il proprio contributo per la loro realizzazione. Se non è un controsenso questo…
Detto ciò, è chiaro come, in un mondo ovattato da una luccicante patina di sostenibilità “teorica”, ci sia la necessità di sporcarsi finalmente le mani, abbracciare con coraggio e investimenti il cambiamento sostenibile, e giungere finalmente (e praticamente) a ridisegnare e plasmare una consapevolezza sostenibile largamente accettata e sostenuta e indirizzata da valori condivisi e pratiche capaci di generare valore che, oltre a piacere all’ambiente e alla società, farà certamente felice anche il marketing.