CSR MAGAZINE

Il ruolo delle PMI nella transizione energetica

La piccola e media impresa è il cuore del tessuto economico italiano e gioca un ruolo fondamentale per giungere alla transizione ecologica ed energetica posta dall’Ue al centro del modello di crescita economica.

Nel nostro Paese, ben il 60% delle emissioni di gas serra sono prodotte dalla PMI. Il problema è che, in tema di politiche ambientali si corre il rischio concreto che le realtà aziendali medio-piccole finiscano per venire tagliate fuori dal processo di ammodernamento e consapevolezza ambientale.

Alla base di questo problema pesano l’eccesso di burocrazia e la mancanza di incentivi pensati per supportare e incoraggiare il cambiamento verso un’idea di azienda più sostenibile.

CHE COS’È LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Ma che cos’è la transizione energetica? Con transizione energetica si indica il passaggio da un approvvigionamento e sfruttamento energetico centrato sui combustibili fossili a basse, o a zero, emissioni di carbonio, incentrato soprattutto sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.

Questo processo permette di limitare l’impatto dell’attività dell’uomo sull’ambiente, così da poter giungere a un’economia e una società a impatto zero, sempre più attenta e consapevole ai problemi del clima che, oltre all’impatto sull’ambiente, hanno inevitabili ripercussioni sulla società e sull’economia stesse.

IL PESO DELLA PMI IN ITALIA

Come indicato dal rapporto stilato dalla Fondazione sviluppo sostenibile in concerto con la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna), presentato lo scorso maggio in occasione del convegno “Non senza le PMI”, la PMI consuma in Italia la stessa quantità di energia necessaria per riscaldare tutte le abitazioni del nostro Paese.

Ecco perché, per soddisfare il piano europeo tracciato dall’Agenda 2030, occorrerà fare di tutto per coinvolgere lo zoccolo duro della realtà industriale italiana, composto principalmente da PMI.

L’IMPORTANZA DI CONOSCERE LA PMI

La capacità di coinvolgimento della PMI verso la neutralità climatica è attualmente frenata da diversi fattori. In prima battuta, manca un quadro conoscitivo che permette di studiare, conoscere e comprendere al meglio quello che è (e può essere) il reale potenziale della PMI in tema di impatto ambientale.

Attraverso questo quadro conoscitivo sarà possibile valutare con maggiore coscienza e consapevolezza gli interventi per ridurre l’emissione di CO2 della PMI e, al contempo, adattare gli strumenti per gli interventi di decarbonizzazione per rispondere adeguatamente alle caratteristiche della PMI.

LA NECESSITÀ DI INCENTIVI AL CAMBIAMENTO

Come evidenziato da un’indagine della Cna, a pesare e a spingere la PMI a intraprendere azioni di ammodernamento sostenibile è il costo dell’energia. Su mille realtà aziendali prese in considerazione dallo studio, negli ultimi tre anni ben il 50% delle imprese ha avviato interventi di miglioramento energetico.

Nell’86% dei casi, però, si è trattato di semplici accorgimenti su illuminazione e climatizzazione, per migliorare l’efficienza energetica senza attuare interventi strutturalmente più complessi. Si è puntato quindi su fonti rinnovabili come fotovoltaico e pompe di calore, ma solo il 25% delle imprese ha usufruito di incentivi o agevolazioni. A sottolineare una volta di più come la burocrazia sia il primo ostacolo alle pratiche di ammodernamento.

PROPOSTE PER UN MAGGIORE COINVOLGIMENTO DELLA PMI

Partendo da queste evidenze, la Cna ha stilato cinque proposte rivolte agli organi governativi per permettere di promuovere un ruolo maggiormente attivo della PMI nel processo di transizione energetica:

  1. riordino del sistema degli incentivi superando la frammentazione e la complessità delle procedure;
  2. strumenti a misura di PMI rafforzando il credito d’imposta green;
  3. puntare maggiormente sull’autoproduzione diffusa di piccola taglia;
  4. riformare la struttura della bolletta energetica;
  5. semplificare le procedure autorizzative e l’iter di accesso agli incentivi.

Questi punti sono fondamentali per far sì che la PMI traini l’intero Paese verso un futuro più sostenibile e consapevole del proprio impatto sull’ambiente. Perché le scadenze per salvaguardare il clima si fanno sempre più imminenti ed è impossibile centrare gli obiettivi prefissatisi senza coinvolgere le realtà che ogni giorno giocano un ruolo decisivo e preponderante nel percorso verso la transizione energetica. Lasciare indietro la PMI ed escluderla da questo processo significa, fin dal principio, precludersi la possibilità di vedere realizzato il piano verso la transizione energetica.

kore

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