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I “rifiuti Covid” e l’emergenza ecologica

Dopo aver messo in ginocchio il mondo, il Covid-19 rischia di compromettere pesantemente la lotta al cambiamento climatico. I “rifiuti Covid” hanno, infatti, già avuto un impatto importante sull’emergenza ecologica. Scopriamo perché e che cosa si può fare per contrastare il problema

Nel complesso e delicato momento che stiamo attraversando, l’emergenza ecologica resta tra i temi di maggior rilevanza a cui dare risposte concrete e immediate. In tal senso, la pandemia da Covid-19 non ha certo aiutato. La diffusione del virus su scala planetaria ha, infatti, visto moltiplicare a dismisura la produzione di rifiuti sanitari, con un impatto importante sull’ambiente e un inevitabile rallentamento della lotta alla sostenibilità.

Gli impressionanti numeri dei rifiuti Covid

I numeri dei cosiddetti “rifiuti Covid” parlano chiaro: 1,65 miliardi sono le mascherine disperse nell’ambiente nel solo 2020, con un impatto superiore alle 170.000 microfibre di plastica riversate in mare quotidianamente da ogni singolo dispositivo di protezione; ben 3,4 miliardi sono, invece, le mascherine gettate nell’indifferenziato ogni giorno. In tutto, la sanità mondiale impatta sull’ambiente contribuendo alla produzione del 4,4% di gas serra. A ciò occorre sommare un numero impressionante di tamponi usa e getta e di guanti monouso in lattice derivati proprio dalla pandemia.

In tema kit per il test sul Covid-19, uno studio da poco pubblicato su Environmental Science & Technology e condotto dalle università cinesi di Guangdong e Pechino, in concerto con l’università del Michigan, negli Stati Uniti d’America, ha evidenziato come i tamponi fai-da-te utilizzati in Cina nei tre anni di pandemia siano causa di circa cinque milioni e mezzo di tonnellate di gas serra emesse nell’atmosfera.

L’impatto di smaltimento e trasporto

I ricercatori hanno posto l’accento su come il maggiore impatto sull’ambiente dei rifiuti Covid sia da attribuire alla fase di smaltimento degli stessi. Segue a ruota l’ingente quota di emissioni prodotta dal trasporto dei tamponi che, tra celle frigorifere, imballaggi ad hoc e metodi di conservazione particolari, comportano un ingente consumo di energia e, di conseguenza, vanno a incrementare vertiginosamente i costi ambientali della pandemia.

Nel triennio pandemico, l’Onu si è attivato per far arrivare in Paesi con oggettive criticità di gestione otto miliardi di dosi di vaccino, e circa 140 milioni di test, che hanno generato oltre duemila tonnellate e mezza di rifiuti non infettivi e 731mila litri di rifiuti chimici. Un carico che ha messo in difficoltà realtà con impianti di smaltimento e strutture sanitarie non preparate per gestire al meglio una tale mole di rifiuti sanitari e che, quindi, ha provocato un aumento dei livelli di inquinamento dell’aria e delle acque.

Le direttive dell’OMS

Sul tema è intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dedicato parte del suo rapporto annuale all’impatto devastante della pandemia sul problema dello smaltimento degli scarti sanitari. Stando ai dati diffusi dall’OMS, sono decine di migliaia le tonnellate di rifiuti non programmati che si sono andati a sommare alle statistiche ordinarie. Una criticità che, inevitabilmente, ha reso più complessa la gestione e favorito l’illegalità che da sempre allunga le mani su questo delicato ed estremamente remunerativo comparto.

L’OMS ha stilato una lista di indicazioni e suggerimenti rivolti alle strutture sanitarie per il corretto smaltimento dei rifiuti Covid che, se trattati correttamente, possono essere gestiti come rifiuti infettivi ordinari. Il primo consiglio dell’OMS è quello di promuovere al massimo la prevenzione tra i cittadini. Occorre, inoltre, abbassare i costi, prediligendo dispositivi di protezione disinfettabili e riutilizzabili.

Alle aziende, l’OMS suggerisce di ridurre il packaging e passare a soluzioni biodegradabili, eliminando, per esempio, le bustine di plastica in cui è conservata singolarmente ogni mascherina. Inoltre, occorre decentrare la produzione dei dispositivi così da diminuire le emissioni del trasporto e, infine, investire in modo mirato nella ricerca per trovare soluzioni di riciclo dei rifiuti funzionali e favorire la creazione di sistemi di smaltimento alternativi e sempre più sostenibili.

kore

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