CSR MAGAZINE
2 Agosto 2022
Economia circolare: trasformare i rifiuti in preziose risorse
Con l’economia che, da lineare, punta sempre più a diventare circolare, uno dei passaggi fondamentali riguarda la trasformazione e il recupero dei rifiuti, che da prodotti di scarto trovano nuova vita trasformandosi in preziose risorse per alimentare la catena di produzione.
Gli obiettivi dell’economia circolare
Quattro miliardi di tonnellate. Questa è la quantità di rifiuti prodotti dalla popolazione mondiale ogni anno. Duecentocinque miliardi sono, invece, i dollari che, stando ai dati della Banca Mondiale, la comunità internazionale destina ogni anno allo smaltimento dei rifiuti.
L’obiettivo dell’economia circolare, spinta dalle ultime prese di posizione e direttive emanate dall’Unione Europea, è quello di trasformare l’attuale, e non più sostenibile, modello di produzione e consumo lineare in uno più attento e consapevole, che sappia azzerare gli sprechi (materiali e di energia) e cancellare completamente il concetto di rifiuto. Un modello capace, al contempo, di generare profitto e aprire alle aziende nuove possibilità di business, sviluppo, competitività, innovazione e guadagno.
I rifiuti diventano, così, parte centrale nel processo di trasformazione giocando un ruolo da protagonisti e passando dall’ultimo stadio della catena di produzione al primo, in un’ottica circolare (appunto) di recupero, riutilizzo, riciclo e risparmio, capace di liberare l’Europa dalla dipendenza delle materie prime e renderla un sistema capace di autosostentarsi ed essere un peso più sostenibile per l’ambiente e la società.
Per rispondere alle sfide dell’oggi e mettere un freno a differenze e contraddizioni sempre più marcate, l’economia circolare si pone l’obiettivo di realizzare prodotti e istituire lungo l’intera catena processi più equi e sostenibili, capaci di sfruttare le potenzialità della ricerca e dei nuovi materiali per trainare il cambiamento verso consumatori e mercati più accorti e sensibili.
Rifiuti, da scarti a preziose risorse
L’economia circolare punta a cambiare il concetto stesso di consumo, partendo dalla creazione di prodotti progettati per essere assorbiti naturalmente e senza impatto dalla biosfera e prodotti che permettano di essere riutilizzati, attraverso processi di rigenerazione o recupero delle componenti, per azzerare gli sprechi e contenere le energie. In tutto questo, l’industria dei rifiuti gioca un ruolo chiave e veste i panni di partner per l’impresa, andando a generare un flusso di rifiuti di alta qualità, in grado di prestarsi al meglio al recupero e al riciclo.
Per fare ciò, l’economia circolare lavora seguendo cinque fasi operative: dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, alle modalità di recupero, riuso e riciclo delle risorse, passando per una progettazione attenta e modulata sui concetti di eco-design, da una produzione pienamente sostenibile e supportata dalla tecnologia, e da un consumo impostato su modelli, abitudini, concezioni e stili di vita nuovi, di condivisione (sharing), lotta allo spreco ed estensione della vita dei prodotti.
In particolare, la fase 5 (recupero, riuso e riciclo delle risorse) permette di trasformare i rifiuti in materie prime secondarie dall’elevato valore economico. A partire dall’organico, che rappresenta un’inesauribile miniera d’oro di risorse e di materie prime. Dagli scarti domestici e industriali, da quelli dell’allevamento, ma anche da quelli derivati da coltivazioni agricole e forestali e dalla catena agro-alimentare, è possibile, infatti ricavare tessuti e filati innovativi e altamente tecnologici, mangime per animali, fertilizzanti e perfino biocarburante e fonti di energia.
E lo stesso vale per i RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), che con le loro 50 milioni di tonnellate annue a livello mondiale permetterebbero un recupero imponente di materie prime e risorse. Parliamo di oltre 185 tonnellate di argento, 24 di oro e circa 8 di platino che, solo in Europa, sarebbe possibile recuperare e immettere nuovamente della catena produttiva.
Verso un’economia pienamente circolare
In tutto questo, l’UE ha stimato come accorte politiche di economia circolare possano portare per le imprese a un risparmio su base comunitaria pari a oltre 600 miliardi di euro che, tradotto, equivalgono all’8% dell’intero fatturato annuo e a una riduzione del 2-4% delle emissioni annuali di gas a effetto serra. Un investimento di questo tipo oggi, inoltre, poterebbe entro il 2030 a una crescita del PIL europeo di quasi l’1% e alla creazione di oltre due milioni di posti di lavoro.
In questo processo di trasformazione è fondamentale l’apporto di tutti: dalla delibera di norme e agevolazioni ad hoc, a consumi e produzione sempre più sharing oriented, fino alla creazione di poli (fisici e virtuali) capaci di mettere in contatto realtà complementari, dove i rifiuti di una siano una risorsa per l’altra e si possa collaborare per la ricerca, la condivisione delle risorse e delle energie. Solo così i rifiuti saranno davvero risorse preziose e l’economia raggiungerà la sua forma circolare.