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Economia circolare in Italia: sfruttato solo il 14% del potenziale

Il Circular Economy Report 2024, redatto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano e presentato a Dicembre 2024, mette in luce una frenata nell’implementazione delle pratiche di economia circolare. Solo il 42% delle imprese ha adottato almeno una strategia circolare, con il riciclo che resta la misura più diffusa. Nonostante ciò, il rapporto suggerisce che un mix ben calibrato di investimenti, normative e innovazione potrebbe consentire all’Italia di sfruttare appieno il suo potenziale in questo ambito, trasformandolo in un vantaggio competitivo.

In Italia, l’adozione di modelli di economia circolare non ha raggiunto i livelli auspicati. Stando ai dati del Circular Economy Report 2024, giunto alla sua quinta edizione, il Paese utilizza solo il 14% del proprio potenziale, e il risparmio economico rispetto al 2023 è cresciuto con ritmi più lenti. Nelle PMI, in particolare, prevale lo scetticismo: il 39% non ha piani per integrare strategie circolari, mentre il 37% ha avviato iniziative concrete.

Dal punto di vista economico, i risparmi complessivi ammontano a 16,4 miliardi di euro, con un aumento di soli 800 milioni rispetto al 2023, ben lontano dai 119 miliardi stimati come massimo teorico. Geograficamente, il Nord Italia si distingue per il 31% delle imprese attive in questo settore, con la Lombardia in testa. Gli investimenti medi si mantengono sotto i 50.000 euro, e il 41% delle aziende registra un ritorno sull’investimento entro un anno.

Le pratiche più diffuse includono il riciclo (60%), la progettazione a basso impatto (43%) e il design orientato alla riparazione (48%). Tuttavia, approcci più avanzati, come la “servitizzazione” – ossia il passaggio dalla vendita di prodotti alla fornitura di servizi – e la riorganizzazione delle filiere produttive, rimangono poco utilizzati.

Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, evidenzia come molte aziende si trovino ancora in una fase iniziale, limitandosi a interventi poco strutturati e privi di un impatto strategico significativo. Tuttavia, il sistema finanziario sta mostrando un interesse crescente per investimenti sostenibili, con green bond emessi dalle principali banche italiane che hanno raggiunto un valore complessivo di circa 8 miliardi di euro.

Il settore della consulenza in sostenibilità, inoltre, sta registrando una rapida espansione, e le previsioni entro la fine dell’anno 2024 erano di un +25% rispetto al 2023. Al contrario, enti di certificazione, studi legali e programmi di formazione mostrano una crescita più lenta e una distribuzione disomogenea, con una marcata concentrazione delle risorse nel Nord e una carenza strutturale nel Sud. Solo il 10% degli enti di certificazione opera in ambiti legati alla circolarità, con una presenza quasi inesistente nel Meridione.

Le nuove normative introdotte nel 2024 stanno favorendo l’integrazione dei principi di sostenibilità nelle attività economiche. Tra queste, la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) ha introdotto gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS), mentre la tassonomia UE offre un sistema per identificare le attività sostenibili. A livello nazionale, l’UNI/TS 11820:2024 fornisce indicatori per misurare il grado di circolarità delle organizzazioni. Normative sull’ecodesign, il diritto alla riparazione e la responsabilità estesa del produttore stanno contribuendo a trasformare le filiere produttive. Inoltre, il Critical Raw Materials Act mira a garantire maggiore trasparenza e sostenibilità nelle catene di approvvigionamento di materiali strategici.

Nonostante le difficoltà, diverse aziende italiane si distinguono per l’adozione di pratiche circolari innovative. Il report ha individuato 100 casi di eccellenza, concentrati principalmente in Lombardia, Piemonte e Toscana. Circa la metà di queste realtà sono PMI, mentre un quinto appartiene alla categoria delle grandi imprese, con oltre 250 dipendenti e fatturati compresi tra 100 milioni e un miliardo di euro. Queste aziende, attive nei settori manifatturiero, automotive e tessile, combinano tecniche di riciclo e riprogettazione per ottimizzare le loro strategie.

Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy, sottolinea che queste realtà hanno saputo coniugare il riciclo con modelli di business sostenibili e redditizi. Tuttavia, solo il 27% di esse beneficia di supporto pubblico, evidenziando come l’innovazione interna sia il vero motore del loro successo, più che gli incentivi statali.

kore

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