CSR MAGAZINE
12 Agosto 2021
Eccessiva enfasi della rendicontazione di sostenibilità
Nel modo di intendere l’industria oggi, la reportistica non finanziaria ha ormai raggiunto un’importanza per larghi tratti paragonabile a quella finanziaria. Non v’è dubbio che rendere conto del proprio lavoro in termini di trasparenza e sostenibilità, intesa come impatto e rispetto dei principi etici e dei valori sociali e ambientali, abbia ormai assunto una rilevanza di prim’ordine, specie nella comunicazione e nel rapporto con i propri stakeholder.
Non è più sufficiente presentare un bilancio con conti in ordine e saldo in attivo, è necessario porsi e fissare obiettivi a lungo termine difficilmente qualificabili dal punto di vista monetario, ma fondamentali e altamente remunerativi da una prospettiva di opportunità, di crescita e di ritorno di visibilità, tanto tra i clienti quanto tra i propri collaboratori interni ed esterni. Attuare, avviare e rendicontare accorte politiche di sostenibilità etica e ambientale porta spesso a veder crescere la propria attività.
UN CAMPO MINATO
Attenzione però, perché come sempre, anche in questo caso passare dalle parole ai fatti non è così immediato e il rischio di farsi male è, forse, ancora più alto rispetto a quello che si corre con la mera rendicontazione finanziaria della propria attività. Sì, perché quando si entra nel campo della sostenibilità si vanno a pizzicare corde completamente differenti, che comprendono i sentimenti, il rispetto e la correttezza, nei confronti di tutti gli stakeholder, della società e dell’ambiente in cui si opera. Sono temi delicati, capaci di regalare grandi soddisfazioni, ma anche di azzerare in tempo zero anni di lavoro.
NASCONDERE I PROBLEMI SOTTO IL TAPPETO
Non solo il rischio è alto, ma secondo le ultime indagini è anche facilmente tangibile. Infatti, nonostante si pensi che riferire del proprio impatto ambientale, sociale ed economico (ESG) con regolarità possa spingere verso una forma più sostenibile di imprenditorialità, i danni e le ripercussioni sull’ambiente e sulla società sono ancora in crescita. Una delle motivazioni alla base di questa discrepanza è da ricercare in valutazioni ESG inaffidabili, nella mancanza di normative, di metodi di valutazione standard e di incentivi agli investimenti, ma anche in una mentalità di intendere la sostenibilità in contesto industriale ormai superata, ma difficile da lasciarsi alle spalle.
UN OSTACOLO AL PROGRESSO
Insomma, nonostante siano tantissime le aziende che presentano rapporti sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR) e che utilizzano gli standard GRI (Global Reporting Initiative), l’enfasi sulla rendicontazione della sostenibilità sembra miseramente eccessiva e poco giustificata. Anzi, il rischio ancora maggiore è che tutta l’attenzione riservata ai report di sostenibilità assuma le sembianze di un vero e proprio ostacolo al progresso, portando a perdere contatto con la realtà.
Così, senza rendersene conto e agendo in totale buonafede, mentre si cerca di tappare una falla si finisce per aprirne una nuova di zecca, potenzialmente più dannosa e meno controllabile. L’idea che da azioni green si giunga quasi per magia a un capitalismo più sostenibile deve essere messa in discussione. I dati parlano chiaro e, spesso, mano a mano che l’approccio sostenibile genera profitto, si assiste a un aumento anche della carbon footprint dell’azienda.
L’INUTILITÀ DI CONTARE LE CALORIE
Una dichiarazione di Auden Schendler aiuta a comprendere meglio la questione. Per il vicepresidente senior della sostenibilità della Aspen Skiing Co. e autore del libro “Getting Green Done”, infatti: “la misurazione e il reporting sono diventati fini a se stessi, invece che un modo per migliorare i risultati ambientali o sociali. È un po’ come se una persona a dieta iniziasse fanaticamente a contare le calorie, ma continuasse a mangiare lo stesso numero cheeseburger”.
ALLARGARE IL CAMPO VISIVO
In pratica, nonostante sia indubbio che porre l’attenzione alle questioni ESG possa portare a migliori risultati sociali, ambientali ed economici per le singole aziende, gli sforzi per la sostenibilità aziendale non sono, finora, riusciti a spostare gli equilibri sui temi sociali e ambientali.
Il problema è proprio nell’autoreferenzialità di questi report, che dimenticano di porre attenzione a quello che accade fuori dell’azienda e, concentrandosi solo buone pratiche ESG interne, sorvolano su quello che, pur essendo riferibile ai medesimi processi produttivi, non ha la minima aderenza con i concetti di sostenibilità ambientale e sociale, andando così a compromettere tutto il sistema.