CSR MAGAZINE
20 Agosto 2025
Diesel Euro 5: rinviato lo stop al 2026
È stato ufficialmente rinviato di un anno lo stop alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Un emendamento al decreto-legge Infrastrutture ha spostato al 1° ottobre 2026 l’entrata in vigore delle limitazioni, applicabili nei comuni con oltre 100.000 abitanti (non più quelli con più di 30.000 abitanti).
La misura interessa oltre 1,3 milioni di veicoli che, in assenza della proroga, sarebbero stati esclusi dalla circolazione già dal prossimo autunno. L’iniziativa è stata accolta con favore da parte della maggioranza parlamentare, che ha sottolineato la necessità di tutelare cittadini e imprese da decisioni giudicate troppo drastiche. Al di là delle dichiarazioni politiche, rimane intatto il nodo ambientale e sanitario che questa proroga non risolve, ma semplicemente rimanda.
I motori diesel sono infatti noti per la loro maggiore efficienza rispetto a quelli a benzina in termini di emissioni di anidride carbonica (CO2). Tuttavia, questa efficienza viene controbilanciata da emissioni decisamente più elevate di ossidi di azoto (NOx), gas altamente inquinanti e pericolosi per la salute umana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato i gas di scarico dei motori diesel come cancerogeni sin dal 2012, collegandoli all’aumento del rischio di tumori polmonari e a un aggravamento delle malattie respiratorie e cardiovascolari. Nonostante l’adozione di tecnologie come i filtri antiparticolato, numerosi studi hanno dimostrato che molte auto diesel Euro 5 continuano a superare i limiti di emissione in condizioni reali di guida.
Il caso Dieselgate, scoppiato nel 2015, ha portato alla luce le gravi manipolazioni compiute da diversi costruttori automobilistici per alterare i risultati dei test sulle emissioni. In laboratorio, le auto apparivano conformi alle normative, ma su strada emettevano fino a cinque volte più NOx di quanto dichiarato. Le conseguenze sono state globali: secondo uno studio pubblicato su Nature, l’inquinamento da ossidi di azoto legato ai diesel è responsabile di circa 38.000 morti premature all’anno nel mondo. Oggi i diesel su strada rappresentano circa il 20% delle emissioni antropogeniche globali di NOx, contribuendo in modo significativo alla formazione di particolato fine (PM2.5) e ozono troposferico, entrambi agenti nocivi per l’ambiente e per la salute pubblica.
Nel frattempo, la Commissione Europea prosegue nella revisione delle normative ambientali. È attualmente in corso una consultazione pubblica sulla revisione degli standard di emissione di CO₂ per auto e furgoni con motore a combustione, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la neutralità climatica entro il 2035 per i nuovi veicoli e l’impatto climatico zero entro il 2050. Il rinvio italiano rischia però di essere percepito come un passo indietro rispetto a questo percorso.
Comprensibile l’impatto sociale che un blocco immediato avrebbe comportato, come sottolineato dall’associazioni dei consumatori, ma è ora necessaria strategia, pianificazione e determinazione nel portare avanti gli accordi presi per un futuro ambientale migliore. Il tempo guadagnato non deve essere usato per rinviare ancora, bensì per costruire soluzioni concrete che permettano a cittadini e imprese di affrontare il cambiamento in modo sostenibile, equo e senza compromessi sulla salute pubblica. Rimandare non significa risolvere.
6 Agosto 2025