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Carbon budget al limite: il rischio concreto di superare +1,5°C entro il 2030

Lo rivela l’ultimo aggiornamento di metà giugno 2025 dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale Earth System Science Data, specializzata nella pubblicazione di dataset, analisi e ricerche relative al sistema Terra. Secondo lo studio, le politiche climatiche e gli interventi intrapresi a oggi a livello internazionale non risultano sufficienti a contrastare efficacemente il riscaldamento globale.

La quota residua di emissioni di CO₂ che l’umanità può ancora produrre, per contenere entro il 2030 l’aumento delle temperature globali sotto la soglia critica di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, è pari a circa 130 miliardi di tonnellate. Tuttavia, stando ai livelli di emissioni attuali, il budget mondiale rimanente potrebbe esaurirsi in meno di 3 anni, ovvero entro il 2028. Anche la possibilità di contenere l’aumento delle temperature entro un margine meno restrittivo, compreso tra 1,6 e 1,7 °C, potrebbe svanire in meno di un decennio.

Questo scenario non può cogliere alla sprovvista, soprattutto analizzando l’andamento termico degli ultimi 10 anni. Infatti, il periodo dal 2015 al 2024 mostra un aumento medio globale delle temperature pari a 1,24 °C rispetto al periodo preindustriale. Di questi, ben 1,23 °C sono attribuibili direttamente alle attività umane.
Ad aggravare ancora di più la situazione, il 2024 è stato registrato come il più caldo mai rilevato dalla fine dell’Ottocento. Secondo il servizio Copernicus Climate Change, la temperatura media globale del 2024 ha superato per la prima volta in assoluto la soglia di 1,52 °C rispetto ai livelli preindustriali, con ben 1,36 °C direttamente riconducibile alle attività antropiche. Tuttavia, secondo lo studio, tale valore può però essere ancora considerato tipico del livello attuale di riscaldamento causato dall’uomo, amplificato da fattori naturali come El Niño.
Rimane comunque la chiusura di un decennio segnato da una media di 53 miliardi di tonnellate di CO₂ rilasciate nell’atmosfera ogni anno. Tutti dati preoccupanti, soprattutto considerando che settori altamente impattanti come quello dei trasporti sono tornati ai livelli emissivi precedenti alla pandemia.

Un segnale incoraggiante, però, emerge. Secondo lo stesso aggiornamento, il tasso di crescita delle emissioni di CO₂ nel decennio appena trascorso ha rallentato rispetto ai livelli registrati negli anni 2000. Pur non essendo ancora sufficiente per cambiare radicalmente la traiettoria del riscaldamento globale, questo rallentamento rappresenta un primo segnale di discontinuità che potrebbe indicare una maggiore consapevolezza e apertura verso modelli di sviluppo più sostenibili. Se accompagnato da decisioni politiche ambiziose e investimenti strutturali, potrebbe costituire la base per un’inversione di tendenza concreta nei prossimi anni.

kore

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