CSR MAGAZINE

Business e diritti umani

Piccola o grande che sia, dal respiro internazionale o dalla visione prettamente locale, nessuna azienda può sottrarsi dal proprio ruolo e rispondere concretamente alla responsabilità socialità d’impresa (RSI). Ogni azienda è infatti, nella sua dimensione, protagonista attiva e centrale in tema di garanzia e salvaguardia dei diritti umani. Lo dice la Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu e lo impongono la società e le responsabilità sociali che ogni azienda si assume, a partire dal rapporto e dalla gestione dei suoi lavoratori.

In un’ottica aziendale sempre più rivolta a investimenti e pratiche sostenibili, rientrare nei parametri segnati dai criteri ESG è fondamentale. ESG è l’acronimo di Environmental, Social and Governance (Ambiente, Società e Governance), che sono i tre fattori imprescindibili per la misurazione della sostenibilità di un investimento.

Un binomio tanto delicato quando inscindibile

Andando a soffermarsi specificatamente sui fattori che rispondono ai criteri sociali, possiamo dire che questi fanno riferimento al modo in cui l’azienda si rapporta con le persone, secondo i principi sanciti dalla Carta internazionale dei diritti dell’uomo. Un’azienda può incidere in diversi modi sui diritti umani, sia attraverso le proprie attività, sia attraverso i propri rapporti commerciali.

Sotto la definizione di human rights ricadono i diritti e le libertà fondamentali riconosciute a tutti noi dagli accordi internazionali, secondo i concetti di dignità, equità, uguaglianza e rispetto. Il che, in azienda, si riferisce alla gestione del capitale umano, alle pari opportunità, alle condizioni lavorative, ma anche a temi legati alla salute, alla libertà di espressione e religiosa e alla sicurezza.

Insomma, parliamo di tematiche delicate, su cui l’opinione pubblica esercita una pressione sempre maggiore e che, anche per questo, focalizzano l’attenzione delle aziende. Fare azienda oggi vuol dire, infatti, non dimenticarsi mai di valutare l’impatto della propria attività sugli individui e sulle comunità in cui si opera, restando alto il livello di attenzione anche su quello che fanno i nostri partner.

Diritti umani come opportunità di guadagno e di cambiamento

Come facile immaginare, trattare in modo completo la questione dei diritti umani in ottica di business aziendale non è semplice, né scontato. Per rendere più “morbido” l’approccio al tema, può essere buona cosa tralasciare per un attimo le questioni morali e partire con il chiarire una cosa tanto scontata, quanto concreta e importante per le aziende: perseguire buone pratiche in tema di diritti umani rappresenta per le aziende un’importante opportunità di business.

Il rispetto dei diritti umani permette infatti di guadagnare, attirare investimenti e dare risposte concrete alle preoccupazioni sul tema che attanagliano i propri consumatori. Senza dimenticare che attraverso il riconoscimento dei diritti ai propri dipendenti, anche le prestazioni aziendali migliorano, portando a una maggiore fidelizzazione dei lavoratori e a una migliore qualità del lavoro e del prodotto finale.

Oltre a proporre ai propri dipendenti contratti equi e creare un ambiente di lavoro sano e ottimale, magari anche stipulando una serie di buone pratiche aziendali, ogni realtà industriale deve tenere conto dei rapporti che inevitabilmente si instaurano con la comunità in cui opera. Anche in questo senso, operare per il meglio aiuta a mantenere buone relazioni e contribuisce a creare un ambiente aziendale più stabile e produttivo.

Ma non solo, infatti, attraverso le buone pratiche, ogni azienda può anche andare a esercitare una pressione a più larga scala e rendersi protagonista del cambiamento. Per esempio, le aziende possono sfruttare la loro forza commerciale ed economica per andare ad agire sui partner che operano in paesi poco attenti ai diritti umani. In questo modo, l’azienda diventa vettore positivo e si fa carico di promuovere il rispetto dei diritti umani anche nelle nazioni meno attente al tema.

L’altra faccia della medaglia

Ma le motivazioni che spingono le aziende ad avere a cuore i diritti umani non si esauriscono qui. A cominciare dalla ovvia necessità di rispettare le severe e sacrosante leggi sul tema, tanto in ambito locale quanto in quello internazionale. E in questo contesto, ogni azienda non solo deve perseguire e applicare buone pratiche interne, ma deve anche prestare una grande attenzione a quello che fanno gli stakeholder “a casa loro”.

Infatti, con i riflettori dell’opinione pubblica perennemente puntati addosso, per le aziende il discorso diritti umani non rappresenta solo un business, ma anche – e soprattutto – un vero e proprio fattore di rischio a livello operativo, finanziario, legale o reputazionale (locale e globali).

Come facile intuire, le conseguenze possono essere anche gravissime e portare a catastrofici epiloghi, che vanno dal reclamo, a controversie o, ancora, a ritardi operativi. Tutti rischi che aumentano i costi e danneggiano il marchio dell’azienda. Ed è sufficiente un piccolo errore di valutazione o la scelta del partner sbagliato per vedere compromessa la propria immagine e il proprio appeal agli occhi dell’intera società: investitori, clienti e istituzioni. Nessuno escluso.

kore

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