CSR MAGAZINE
6 Novembre 2025
COP30: 10 anni dopo Parigi, 20 dopo Kyoto
Dal 10 al 21 novembre 2025, il mondo guarderà verso Belém, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana. Qui si terrà la COP30, la 30ª Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
Un appuntamento simbolico e cruciale: si celebrano i 10 anni dell’Accordo di Parigi (12 dicembre 2015) e i 20 anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (6 febbraio 2005). Due pietre miliari della diplomazia climatica che rendono la COP30 qualcosa di più di una semplice conferenza: un vero banco di prova per verificare se gli impegni globali si sono tradotti – in questi due decenni – in azioni e risultati concreti o se la strada da percorrere è ancora lunga, nonostante il tempo a nostra disposizione scarseggia sempre di più.
Belém: una scelta non casuale
Belém non è stata scelta a caso. Ospitare la COP nel cuore della foresta amazzonica significa portare l’attenzione là dove la crisi climatica si tocca con mano: deforestazione, perdita di biodiversità, diritti delle popolazioni indigene.
L’evento avverrà inoltre in un contesto geopolitico complesso – guerre, disuguaglianze, tensioni energetiche – che rende ancora più difficile rendicontare quanto fatto e quanto ancora c’è da fare.
La COP30 sarà dunque un crocevia tra scienza, politica e giustizia ambientale.
Road to COP30: Dubai2023 e Baku2024
Gli ultimi due vertici sul clima hanno tracciato la rotta che porta a Belém.
La COP28 di Dubai (2023) è stata storica: per la prima volta, i Paesi hanno riconosciuto ufficialmente la necessità di uscire gradualmente dai combustibili fossili. È stato anche approvato il primo bilancio globale dell’Accordo di Parigi, con obiettivi chiari: triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.
La COP29 di Baku (2024) ha poi aggiunto un tassello fondamentale: un nuovo accordo sulla finanza climatica, con l’impegno a mobilitare 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per sostenere i Paesi in via di sviluppo.
Tuttavia, nell’anno intercorso, si è piuttosto registrata un’inversione di tendenza rispetto a quanto deciso a Dubai. Proprio sull’uscita dai fossili, diversi attori globali stanno tornando indietro: negli Stati Uniti, la nuova amministrazione repubblicana ha rilanciato la produzione interna di gas e petrolio e riaperto il dibattito sul negazionismo climatico; in Europa, il Green Deal perde slancio, frenato dalle tensioni geopolitiche, dalle crisi energetiche e da governi sempre più conservatori che spostano l’attenzione su altre priorità.
Di cosa si parlerà a COP30?
La COP30 sarà la conferenza dell’implementazione. Dopo anni di promesse e dichiarazioni, a Belém ci si aspetta che i Paesi mostrino risultati concreti e piani aggiornati per ridurre le emissioni entro il 2035. Ogni governo dovrà presentare una nuova versione del proprio NDC (Nationally Determined Contribution), cioè il piano nazionale per la riduzione delle emissioni, con obiettivi più ambiziosi e strategie più chiare.
I principali temi in agenda:
- Transizione energetica: tema cardine del vertice. A Belém si dovranno rendere operativi gli accordi della COP29, a partire dal New Collective Quantified Goal (NCQG), ovvero l’intento di portare il sostegno ai Paesi in via di sviluppo da 100 a 300 miliardi di dollari l’anno, fino a 300 miliardi entro il 2035, secondo la Roadmap Baku-Belém.
- Adattamento e resilienza: si lavorerà per un quadro comune di monitoraggio del Global Goal on Adaptation (GGA) e per la presentazione dei nuovi Piani Nazionali di Adattamento. L’obiettivo è rafforzare la capacità dei Paesi di rispondere agli impatti già in corso – siccità, alluvioni, perdita di biodiversità – e fare dell’adattamento una priorità politica, non più un tema secondario.
- Transizione energetica e uscita dai fossili: dopo l’impegno formale assunto a Dubai per “abbandonare i combustibili fossili”, la COP30 dovrà verificare se si è passati dalle dichiarazioni all’azione. Sul tavolo ci saranno piani nazionali per la decarbonizzazione, la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili e la promozione delle rinnovabili, con l’obiettivo di triplicare la capacità installata globale entro il 2030.
- Biodiversità e giustizia climatica: si discuterà del rafforzamento degli impegni per fermare la deforestazione entro il 2030, promuovere meccanismi di finanza verde per la tutela degli ecosistemi e valorizzare il ruolo delle popolazioni indigene, spesso custodi dirette dei territori forestali. Al centro ci sarà anche il principio di giustizia climatica, per assicurare che la transizione sia equa e inclusiva, tenendo conto delle disuguaglianze economiche e sociali che la crisi climatica tende ad amplificare.
Il ruolo dell’Italia e dell’Europa
L’ Unione Europea arriva alla COP30 con l’obiettivo di mantenere vivo l’impegno a limitare l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, soglia considerata cruciale per evitare gli impatti più gravi della crisi climatica, e di confermare la propria leadership nelle politiche di mitigazione e adattamento. Il Consiglio UE, riunitosi a ottobre 2025, ha approvato la posizione comune per Belém, confermando l’impegno a una riduzione delle emissioni nette di almeno il 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990 e ribadendo la traiettoria verso la neutralità climatica al 2050. Il documento include anche un rafforzamento dei contributi per la finanza climatica e l’adattamento, in linea con la Roadmap Baku–Belém, e la volontà di presentare nuovi target intermedi per il 2035.
L’Italia, parte integrante della strategia europea, ha ridotto le emissioni di circa il 35% rispetto al 2005 (secondo l’EPRS, il Servizio Ricerca del Parlamento europeo) e sta lavorando per consolidare il proprio ruolo nel Mediterraneo e in Africa, anche attraverso il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) e iniziative di finanza sostenibile.
Per l’Europa e per l’Italia, COP30 sarà una prova di credibilità e coerenza: riuscire a dimostrare che la transizione ecologica non è solo una promessa, ma una strategia concreta di sviluppo, innovazione e competitività.
Non sarà quindi un vertice come gli altri: per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero, la COP30 segnerà il confine tra ciò che si è detto e ciò che si è fatto.
