CSR MAGAZINE
9 Luglio 2025
CSRD Integration: a che punto sono le aziende italiane?
La nuova indagine condotta da KPMG sulle prime rendicontazioni di sostenibilità pubblicate in conformità agli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards) getta luce sull’avanzamento della CSRD integration nelle aziende italiane.
La survey ha preso in esame un campione di 100 società italiane, di cui 91 quotate in Borsa e 38 incluse nell’indice FTSE MIB. Le aziende coinvolte nella ricerca operano in settori eterogenei: dalla produzione di beni di consumo all’industria pesante e leggera, fino ad arrivare ai comparti finanziario ed energetico.
L’indagine si concentra su 3 aree chiave:
- Analisi di doppia materialità
- Piani di Sostenibilità
- Piani di Transizione
Ma entriamo subito più nel dettaglio.
Analisi di doppia materialità
L’analisi di doppia materialità rappresenta la base della CSRD: le aziende devono valutare sia l’impatto che generano sull’ambiente e sulla società, sia i rischi e le opportunità che le tematiche ESG comportano per il loro business.
In questo quadro, tutti i partecipanti alla survey hanno identificato almeno un Impatto, Rischio o Opportunità (IRO) lungo la catena del valore:
- gli impatti costituiscono oltre la metà degli IRO individuati, con una distribuzione di 56% negativi e 44% positivi (questi ultimi per lo più di natura sociale);
- i rischi ESG risultano ampiamente integrati nell’Enterprise Risk Management, i sistemi aziendali di gestioni del rischio;
- le opportunità, invece, sono ancora poco considerate nelle strategie aziendali.
Si conferma dunque una crescente consapevolezza, ma anche l’esigenza di sistemi più evoluti di monitoraggio e governance lungo l’intera filiera.
Piani di Sostenibilità
La seconda area dell’indagine si concentra sulla presenza e sul grado di integrazione dei Piani di Sostenibilità. 80 delle aziende partecipanti hanno dichiarato di avere presentato formalmente un piano di sostenibilità. Tuttavia, solo il 37% ne dimostra integrazione concreta nel piano industriale.
Un altro dato significativo riguarda gli incentivi legati alla sostenibilità: 93 società collegano gli obiettivi ESG ai piani di incentivazione dell’upper management, soprattutto nei seguenti ambiti:
- Riduzione delle emissioni GHG
- Parità di genere e presenza femminile nella leadership
- Prodotti e servizi sostenibili
- Salute e sicurezza sul lavoro
Piani di transizione
La terza area indagata riguarda i piani di transizione per l’allineamento agli obiettivi climatici, in particolare il raggiungimento del Net Zero.
Qui i risultati della survey evidenziano una maturità ancora disomogenea sul fronte della transizione climatica: solo 52 aziende (su 100) dichiarano un impegno formale al Net Zero e tra queste, solo il 44% ha sottoposto i propri obiettivi a validazione SBTi (Science Based Target initiative). In molti casi, l’assenza di un piano di transizione è motivata dalla previsione di svilupparlo in una fase successiva.
In conclusione, dopo sette anni dal primo ciclo di rendicontazione, le grandi aziende italiane hanno compiuto passi avanti significativi. Tuttavia, la sfida attuale è andare oltre l’adempimento normativo. Integrare realmente la sostenibilità nei processi decisionali, di pianificazione e controllo richiede visione di lungo periodo, investimenti in strumenti digitali e un allineamento strategico tra business e ESG. La CSRD integration non deve essere solo un esercizio di reporting, ma un cambiamento culturale che trasformi il modo di fare impresa.
19 Giugno 2025