CSR MAGAZINE
14 Febbraio 2023
Acquisti sostenibili: il Green Public Procurement per la spesa pubblica
Tra gli strumenti a disposizione di imprese e istituzioni per rispondere alla necessità di garantire lo sviluppo sostenibile trova spazio anche il cosiddetto Green Procurement, sistema di acquisto di prodotti e servizi ambientalmente preferibili.
Che cosa si intente con Green Procurement
Per introdurre il discorso è necessario chiarire che con Green Procurement si fa riferimento a un sistema di acquisto di prodotti e servizi ambientalmente preferibili, cioè con minore impatto sull’ambiente e sulla società rispetto a prodotti e servizi equivalenti nello scopo, ma maggiormente impattanti.
In tale ambito, il Green Public Procurement (GPP) chiama in causa l’operato della Pubblica Amministrazione, che ha da sempre un enorme impatto sul PIL, tanto a livello nazionale, quanto a quello internazionale. Con l’applicazione del GPP, la PA diventa protagonista di una strategia di sviluppo sostenibile.
GPP e ruolo della Pubblica Amministrazione
Attraverso il GPP, la PA può, infatti, influenzare il mercato, le imprese (con i loro prodotti e servizi), favorendo la diffusione dell’innovazione tecnologica per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientali. Su questo piano viene favorita, inoltre, l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle altre aree politiche e l’acquisizione di una maggiore consapevolezza ambientale da parte dei consumatori.
Applicare il Green Procurement alla Pubblica Amministrazione si traduce nel prevedere criteri di qualificazione ambientale nella domanda che la PA esprime quando deve acquistare un bene o un servizio. In tale ambito, la PA può giocare in contemporanea il ruolo di cliente e di consumatore, avendo una grande capacità di orientamento del mercato di riferimento.
Le amministrazioni possono ricorrere al GPP quando si trovano a dover assegnare un appalto pubblico, prevedendo tra le richieste quelle di integrare attenzioni particolari a livello di impatto ambientale. Il discorso può riguardare praticamente ogni tipo di appalto, da quello per lavori di edilizia, fino a quelli di forniture, servizi e consulenza.
Green Deal e GPP
Il GPP si rivela un valido strumento per favorire la crescita di un mercato green che poggia su strumenti come i criteri di preferibilità ambientale, le certificazioni e le etichettature per indirizzare verso una maggiore coscienza sostenibile gli investimenti della PA. Negli ultimi mesi la grande spinta dell’investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tramite gli obiettivi del Green Deal, ha restituito alla GPP la rilevanza che merita, ponendola concretamente al centro della transizione ecologica dell’economia pubblica.
In tal senso, la Proposta 142 del 2022 del Green Deal ha stabilito il quadro per l’elaborazione delle specifiche di progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, prevedendo all’art. 58 che le prescrizioni relative agli appalti pubblici aggiudicati dalle amministrazioni aggiudicatrici possano assumere la forma di specifiche tecniche obbligatorie, criteri di selezione, criteri di aggiudicazione, clausole di esecuzione dell’appalto od obiettivi, tenendo conto di criteri quali:
- il valore e il volume degli appalti pubblici aggiudicati per il determinato gruppo di prodotti o per i servizi o lavori che usano il determinato gruppo di prodotti;
- la necessità di assicurare una domanda sufficiente di prodotti più ecosostenibili;
- la fattibilità economica, per le amministrazioni aggiudicatrici o gli enti aggiudicatori, di acquistare prodotti più ecosostenibili senza incorrere in costi sproporzionati.
Il GPP in Italia
Su questo solco, l’Italia ha approvato il documento relativo alla nuova Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, che afferma come i criteri ambientali minimi (CAM) e il GPP “costituiscano uno degli strumenti principali per lo sviluppo di vere e proprie filiere circolari e per lo stimolo del mercato dei materiali riciclati” con tanto di introduzione di un sistema di vigilanza e di un osservatorio, chiamati a verificare l’aderenza della spesa pubblica ai principi del GPP. Il Ministero della Transizione ecologica è, inoltre, intervenuto per indicare come settori strategici prioritari per la definizione dei CAM quello delle infrastrutture, dell’edilizia, del tessile, della plastica e dei RAEE.
Tra gli obiettivi trova spazio la riduzione dei cosiddetti SUP (Single Use Products), i prodotti monouso in plastica a tutti i livelli della PA, dalla cancelleria ai bicchierini dei distributori automatici di bevande. Senza dimenticare il grande impatto che avrà la recente introduzione dei nuovi CAM riferiti a edilizia, rifiuti e arredi, che porterà a una trasformazione radicale nel modo in cui i nuovi edifici pubblici vengono progettati, realizzati e monitorati.
La spinta del PNRR al GPP
La vera spinta arriva, però, dal PNRR che prevede di adottare per qualsiasi tipo di finanziamento pubblico o privato il cosiddetto principio Do No Significant Harm (DNSH), ossia quello di non arrecare danni significativi all’ambiente. Ma non solo, infatti, è richiesta anche l’adozione obbligatoria dei CAM.
Una scelta che indirizza importanti investimenti verso il GPP e favorisce, di conseguenza, il processo di transizione ecologica, energetica, sociale oltre che digitale, obbligando di fatto imprese e PA a dimostrare, non solo di non aver arrecato danni all’ambiente, ma al contempo di aver contribuito in modo sostanziale al miglioramento ambientale.