CSR MAGAZINE
15 Dicembre 2022
Filiere resilienti: PMI e grandi imprese a confronto
Saper gestire i rischi e affrontare gli imprevisti senza subire blocchi o rallentamenti è un vantaggio competitivo che trova in una supply chain resiliente e condivisa il suo massimo alleato. Sul tema, la visione della PMI e della grande impresa è, spesso, differente solo a livello virtuale. I punti di contatto sono, infatti, molti e, in moltissimi casi, pienamente condivisi.
L’importanza della resilienza aziendale
In un contesto in continua evoluzione, caratterizzato da fattori di rischio sempre più spesso difficili da controllare e prevedere, disporre di una filiera resiliente è asset strategico fondamentale per assicurare alla propria azienda business continuity e soluzioni di contenimento dei rischi.
Essere resilienti in un mercato che dimostra crescente propensione alla sostenibilità vuol dire assicurare un futuro alla propria azienda e sviluppare una catena di fornitura capace di sostenere il cambiamento. E questo è vero a tutti i livelli e per ogni tipologia di azienda.
Creazione della cultura aziendale
Tra i concetti chiave di questo percorso verso filiere sempre più resilienti c’è certamente la cultura aziendale. Indicata da molte imprese come principale barriera verso la sostenibilità, nonostante la consapevolezza di un cambiamento necessario, la creazione di una CSR condivisa con gli stakeholder (interni ed esterni) permette di compiere il primo fondamentale passo verso una produzione capace di rispondere e raggiungere obiettivi ESG.
Questo è vero anzitutto a livello di governance dove, spesso, ci si scontra con una resistenza al cambiamento, pur avendo ben presente la necessità di attuarlo per fare la differenza a dare una spinta innovativa alla propria azienda. In tal senso, uno switch importante arriva dal cambio di prospettiva in merito ai costi, che devono essere visti come investimenti e non come “segni meno” da porre a bilancio. Stesso discorso, in tema di risorse umane, da valorizzare e far crescere.
Partnership
In questo percorso di cambiamento, la grande impresa gioca un ruolo estremamente importante. Se, infatti, l’input (sostenuto da azioni concrete) arriva da partner importanti, la PMI non può che rispondere alle necessità e abbracciare il cambiamento, mettendosi al servizio di uno stimolo esterno che diventa assolutamente irrinunciabile. Da qui, il secondo importante concetto dietro le filiere resilienti: quello di partnership.
Intrepretare la sostenibilità e la resilienza come obbiettivi condivisi rafforza, infatti, i legami tra i partner, creando rapporti di collaborazione proficui e impostati al raggiungimento di target comuni, capaci di restituire vantaggio a committenti e piccole-medie imprese. Si supera la struttura cliente-fornitore e si arriva alla partnership.
Se da un lato, infatti, la PMI giova del sostegno della grande impresa, dall’altro le aziende più in vista vengono spinte verso il cambiamento dalla collaborazione con partner e fornitori, scelti per le loro capacità ricettive e per la loro aderenza alle direttive aziendali e non, come accadeva fino a poco tempo fa, esclusivamente per questioni di risparmio economico. Si entra, dunque, in una relazione positiva e propositiva di partnership.
Percorso condiviso
Su questo solco procede anche la necessità di tenere traccia della crescita dei partner e operare in collaborazione per perseguire gli obiettivi condivisi. Prevedere modalità e sistemi di misurazione delle performances, spesso facendo riferimento alle proprie aspettative, garantisce continuità e permette di mettere in evidenza le criticità su cui andare a lavorare.
Anche in questo caso, considerare la valutazione, non come un processo di controllo ma come strumento per veder crescere la propria consapevolezza condivisa sulla sostenibilità, vuol dire crescere insieme, ridurre i fattori di rischio e rinsaldare la partnership per risultati concreti nel medio-lungo periodo.
Tra le competenze fondamentali da sviluppare rientrano l’integrazione digitale e la sostenibilità a 360°, quindi anche economica, senza dimenticare flessibilità e capacità di gestione delle competenze e delle complessità.
Crescita condivisa
L’obiettivo è, dunque, quello di creare aziende e partner capaci di alzare l’asticella e abbattere la barriera competitiva per un supporto concreto alla grande impresa. Un necessario cambio di paradigma, che vede la PMI spingere i grandi gruppi e non svolgere il ruolo di mero sostegno alle piccole.
In molti casi, questo passaggio si concretizza attraverso programmi di incentivazione e sostegno, che agiscono su dimensioni ormai cardine, come la trasformazione digitale, la cyber security e le questioni riguardanti il pianeta e la società. Il tutto concretizzato in condivisione di informazioni attraverso siti internet aziendali preposti all’e-learning, magazine di aggiornamento, corsi di sviluppo.
Contesto win-win
In questo processo, anche la PMI fortifica e rinsalda la propria supply chain, riuscendo ad attrarre nuove possibilità di business e di collaborazione, allargando il proprio raggio d’azione e incontrando necessità di mercato e comunità locali, grazie allo sviluppo di nuove skills e al raggiungendo obiettivi e capacità che, a un’analisi non condivisa, avrebbero anche potuto sembrare inarrivabili.
Si tratta, insomma di un contesto win-win che permette a PMI e grande impresa di rendere davvero resilienti le proprie supply chain, condivise o meno che siano. In molto casi, il ritorno economico non sarà immediato, ma nel lungo periodo questa strategia paga e lo dimostra la capacità delle aziende virtuose di segnare e indirizzare il proprio mercato di riferimento, facendosi portavoce del cambiamento e attirando investimenti e importanti partner commerciali