CSR MAGAZINE
11 Ottobre 2022
Rifiuti plastici: la metà finisce in discarica
L’inquinamento da plastica rappresenta un problema di portata globale, ma, nonostante tutti i provvedimenti e le iniziative poste in agenda dalle istituzioni per contrastarlo, le cose sembrano ancora lontane dal trovare una soluzione.
Il dilemma plastica difficilmente troverà una soluzione nel breve periodo. Basti pensare che la produzione cresce del 70% e che oltre il 50% dei prodotti in plastica diventa un rifiuto in meno di un anno dalla loro produzione. Al tempo stesso, la percentuale di riciclo o riutilizzo resta insufficiente. A fotografare un quadro a dir poco preoccupante è la prima edizione del Global Plastics Outlook, voluta dall’Ocse per fare il punto circa la produzione e lo smaltimento dei rifiuti in plastica.
Rifiuti plastici, solo il 9% viene riciclato
I dati evidenziano come la crescita della popolazione e dei redditi stia segnando un aumento incontrollato della quantità di plastica utilizzata e, di conseguenza, moltiplichi gli scarti plastici. Scendendo nel dettaglio, ben il 22% dei rifiuti in plastica non viene trattato correttamente e, tra discariche abusive e dispersione, diventa ovviamente fonte d’inquinamento. Inoltre, il 49% del volume annuo di plastica prodotta finisce in discarica, mentre il 19% negli inceneritori. Resta fuori un misero 9%, che rappresenta la quantità di plastica effettivamente riciclata a livello mondiale.
Plastica, il peso dell’Ocse
Il report mostra, inoltre, come circa la metà dei rifiuti plastici sia generata proprio dai paesi dell’Ocse, con dati relativi alla produzione pro-capite annua che vanno dai 221 kg degli Stati Uniti, fino ai 69 di Corea e Giappone. L’Europa si assesta essenzialmente nel mezzo, con 114 kg all’anno di plastica smaltita per persona. La gran parte dell’inquinamento derivato dalla plastica è figlio di una raccolta e uno smaltimento inadeguati, sia in tema di macroplastiche, sia per quanto riguarda le microplastiche, come i polimeri di cui sono composti i tessuti sintetici che, anche con il semplice passaggio in lavatrice, si disperdono nell’ambiente finendo nell’acqua di risciacquo.
Ocse chiamata a trainare il cambiamento
I Paesi dell’Ocse sono artefici del 14% della dispersione totale di plastica, ma fanno ancora troppo poco per sostenere le nazioni a minor reddito nel loro processo di crescita e aggiornamento verso la creazione di infrastrutture adeguate alla gestione dei rifiuti e alla conseguente importante riduzione delle perdite di plastica. In tutto ciò, si aggiunge il Covid-19 che, a fronte di un calo del 2,2% nell’uso della plastica, ha visto crescere i dati relativi ai rifiuti, per esempio, da imballaggi e attrezzattura medicale, come le mascherine.
Una proporzione disarmante
A tutto ciò, infine, occorre affiancare un aumento delle quote di plastica riciclata sul mercato. Infatti, nonostante sotto questo punto di vista siano stati compiuti passi da gigante, con una produzione di plastica secondaria quadruplicata negli ultimi vent’anni, ancora oggi, la gran parte delle materie plastiche sono primarie, realizzate, cioè, partendo da materie prime come il greggio. La proporzione? Disarmante: ogni cento prodotti in plastica, solo sei utilizzano materiale di recupero. La transizione verso un’economia maggiormente circolare aiuterà a fornire risposte concrete, ma è ancora davvero tanta la strada da fare.
Un problema da affrontare insieme
Come fare, dunque, per dare risposte concrete al problema? In prima battuta, risulterà fondamentale una maggiore cooperazione internazionale per ridurre la produzione di plastica. Il cambiamento passa, però, necessariamente anche da ricerca e innovazione, così da portare sul mercato prodotti alternativi con ridotto (o nullo) impatto ambientale. Ovviamente, il processo di transizione verso un mondo meno “sommerso” dalla plastica non può prescindere da misure pensate per migliorare la gestione dei rifiuti e iniziative concrete per far crescere il riciclo.
Norme da rivedere
Il monito dell’Ocse va anche alle normative sul tema che, pur essendo in vigore in molti Paesi, finiscono troppo spesso per concentrare le proprie attenzioni sulle modalità per ridurre i rifiuti, piuttosto che occuparsi di produzione, utilizzo e consumo della plastica. Ecco perché, il Global Plastics Outlook sottolinea l’importanza di attuare strategie mirate come la predisposizione di sistemi di rimborso sui depositi, tasse sulle discariche ed estensione della responsabilità dei produttori.